Il Criptoportico

Il criptoportico (dal greco nascosto) nell’antica Roma significava un corridoio o una via di passaggio coperta.
Il criptoportico di Vicenza rappresenta un preziosissimo reperto scoperto nel 1954,ed è una delle opere più belle e meglio conservate risalente al I sec. a.C.
Il criptoportico ha diverse funzioni: per passaggi nascosti tra edifici, per le armi, per delimitare uno spazio monumentale con all’interno un luogo sacro, per la sostituzione di terrazze, per gli abitanti per ripararsi dalla calura estiva,o,semplicemente, come prolungamento dell’abitazione.
Il criptoportico poteva essere di forme diverse: o un braccio rettilineo lungo 300 metri, o due braccia ad angolo retto oppure avente tutti e 4 i lati di un rettangolo. Il criptoportico di Vicenza ha una forma a ”U” costituito da 3 braccia lunghe 30 metri,larghe 3 m. , alte 2,85 m. nella pavimentazione originale mentre 2 m. nella pavimentazione attuale,e 6,30 m. di profondità. E’ coperto da un soffitto illuminato e arieggato da delle finestre a bocca di lupo. La pavimentazione originale è in cotto e in mosaico marmoreo. Le altre stanze del Criptoportico servivano come magazzini.
Il Criptoportico di Vicenza è un sotterraneo di un’antica dimora patrizia. Esso si trova alla piazza Duomo sotto il Palazzetto dei Proti e la canonica della cattedrale, ed è stato costruito sfruttando il dislivello naturale del terreno.download (1)

Il Foro Romano di Vicenza

pizap.com14321087496641

DESCRIZIONE:

In un interrato del Palazzo di rappresentanza del Comune, Palazzo Trissino, situato nel pieno centro della città, è conservato a vista un piccolo tratto del lastricato del Foro di Vicetia,nome con cui era chiamata all’epoca, individuato nel 1987.

La scoperta ha consentito di risolvere, con la collocazione del Foro, uno dei principali problemi nella ricostruzione della struttura urbana della città romana. Il tratto di lastricato individuato,costruito in laterizio,materiale edile formato da argilla e sabbia e lavorato secondo un procedimento simile a quello della ceramica, è prossimo al tracciato urbano della via Postumia che costituiva il decumano massimo della città.

L’edificio è attualmente di proprietà del comune di Vicenza,dagli inizi del ‘900,quando venne ceduto dalla famiglia Trissino stessa.

STORIA:

Nel 1998 è stata allestita una piccola area archeologica con apparato didattico che illustra non solo la tipologia del Foro, proponendone una ricostruzione grafica, ma anche i resti di una casa torre conservati nella stessa area archeologica ed attribuibili al XI – XII sec. d.C.

Il palazzo venne edificato proprio sopra il foro nella seconda metà del Cinquecento dall’architetto Vincenzo Scamozzi per Galeazzo Trissino. Ospita la Sala degli Stucchi,la sala più grande e ornata del palazzo,caratterizzata da meravigliosi stucchi e affreschi, lo studio del sindaco,comunicante alla sala degli stucchi,la sala della giunta comunale,ed è collegato alla Loggia del Capitaniato, che ospita la sala del Consiglio Comunale.

Nella civiltà romana, il foro era il punto d’incontro ufficiale dei cittadini di tutti i territori della Repubblica e poi dell’Impero. Il popolo romano essi si recava nel Foro per partecipare o assistere agli affari politici, amministrativi ed economici che riguardavano la comunità di cui facevano parte. Il più monumentale e importante era ovviamente quello di Roma, che costituiva il centro del mondo allora conosciuto.

In origine, con la parola forum si indicava lo spazio esistente intorno a una casa o a una tomba; poi, la parola andò a individuare un’area che costituiva il cuore della vita pubblica di un centro abitato, perché in essa vi si svolgeva la maggior parte delle attività politiche, amministrative ed economiche. Tutti gli insediamenti romani di una certa importanza ne possedevano uno.

PALAZZO DA SCHIO CALDOGNO

STORIA

Il palazzo Da Schio si trova in Corso Palladio e fu costruito verso la metà del 1400 dai membri della famiglia Caldogno, lo completarono poi i Dal Toso nel 1477.

La facciata venne completata nel 1566, su disegno di Andrea Palladio, ma gli affreschi che la abbellivano, ora sono andati persi

Il palazzo in origine veniva chiamato “Cà d’Oro”, come il più celebre palazzo veneziano, perché era ornato di capitelli e rosette dorate, ora scolorite.

DESCRIZIONE

L’angolo sinistro dell’edificio fu gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1944, ma fu ricostruito nel primo dopoguerra riutilizzando, per quanto possibile, il materiale recuperato.

La facciata presenta due ordini di balconcini e finestre simmetriche quadrifore. Al piano inferiore si trova un bugnato rustico. Il piano nobile è formato da quattro semicolonne di stile corinzio e da tre finestre sormontate da un frontoncino triangolare.

Il portale del piano terra, di stile rinascimentale, è opera di Lorenzo da Bologna. L’arco sovrastante presenta una modanatura a foglia grassa, ghiera e pilastrini con motivi floreali.

La corte quadrilatera è disseminata di lapidi, iscrizioni paleovenete e romane. Nell’androne d’ingresso e nel cortile si trova una vasta raccolta di reperti archeologici, effettuata dal conte Giovanni Da Schio nell’1800. Si tratta di anfore, epigrafi, pietre miliari e un sarcofago del V secolo a testimonianza della moda del 1800 di collezionare reperti classici.

Ca'_d'oro-8

LA DOMUS

La Domus era una tipologia di abitazione utilizzata nell’antica Roma.R93

La Domus era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla suburbana , che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli. La Domus era l’abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine fatiscenti.

La Domus si sviluppava in orizzontale ed era composta da molte stanze con funzioni diverse: l’ingresso bipartito tra la sala d’ingresso e l’ingresso stesso, da cui si accedeva alla stanza centrale. Essa dava la possibilità di accedere ad altre stanze. Le stanze da letto erano fornite di semplici letti in legno dove si poteva dormire , nella sala dei banchetti erano presenti tre letti tricliniari utilizzati per mangiare rimanendo sdraiati e prelevando il cibo dal tavolo centrale. C’erano alcuni ambienti laterali, come un locale adibito a solotto solitamente posto in fondo alla stanza centrale e infine una stanza con funzioni religiose. Il bagno era l’esatta copia delle terme, all’interno di esso vi erano infatti lo spogliatoio, la piscina dell’acqua calda, la piscina dell’acqua tiepida e la piscina dell’acqua fredda. In alcune ville di persone benestanti cerano anche la biblioteca, un padiglione per intrattenere gli ospiti e una terrazza che poteva anche essere coperta. Nel retro della casa, all’aperto c’era il giardino/orto domestico. Le stanze che si affacciavano direttamente sulla strada potevano essere affittate per essere adibite a negozi o botteghe artigiane. Le stanze potevano essere pavimentate con tecniche speciali di diverso pregio: cocciopesto, piastrelle di terracotta, mosaici e preziosissimi pavimenti in marmo. Le pareti e a volte anche il soffitto erano decorati con affreschi.

domus-aurea

Le Domus più prestigiose erano ancora più ampie ed erano composte di due parti principali: la prima che gravita attorno all’atrio, la seconda attorno al portico. Esse erano circondate da un grande giardino porticato su cui si affacciavano altre stanze, ornato solitamente da alberi da frutto, giochi d’acqua e piccole piscine. Le Domus romane erano dotate di finestre molto piccole per evitare che dall’esterno potessero entrare rumori o, peggio, i ladri. Per questo motivo l’illuminazione delle varie stanze era fornita dalla luce solare che entrava dal soffitto aperto dell’atrio e illuminava di riflesso le stanze ad esso adiacenti. Dal soffitto dell’atrio entrava, oltre che la luce anche l’acqua piovana che veniva raccolta in una vasca o cisterna quadrangolare al centro dell’atrio.DomusAurea

 

 

 

LE STRADE ROMANE

La strada romana era stata costruita per scopi militari, politici e commerciali e la sua costruzione garantiva la crescita dell’impero.
La creazione delle strade fu inizialmente spontanea, e prese normalmente il nome dalla città alle quali conducevano.
images (3)tecnica

Erano pensate per durare a lungo: prima di tutto veniva scavata una trincea profonda circa 45-60 cm che veniva riempita con successivi strati di terra, pietra e sabbia fino a raggiungere il livello del terreno. Il tutto veniva cementato con la calcina. Poi venivano rivestite di grosse lastre poligonali di basalto o calcare incastrate perfettamente tra loro; gli interstizi erano riempiti da brecciolina.
Questi profondi letti di pietre sbriciolate servivano anche per far sì che le strade rimanessero asciutte, in quanto l’acqua sarebbe filtrata attraverso le pietre, invece di tramutare in terreni argillosi e in fango. Erano larghe dai 4 ai 6 metri, così che si potessero incrociare due carri, e talvolta ai lati vi erano dei marciapiedi lastricati.
Le legioni fecero buon uso di queste strade, ed alcune sono tuttora utilizzate, dopo ben due millenni. Un proverbio popolare recita che “tutte le strade portano a Roma”. Le strade Romane erano disegnate in quel modo per ostacolare le province dall’organizzare una resistenza contro l’Impero.
Viaggiavano su di esse non solo uomini o animali a piedi, ma anche veicoli, i quali possono essere suddivisi in cocchi, diligenze e carri. I cocchi trasportavano una o due persone, le diligenze un gruppo mentre i carri servivano per le merci.

LE PIETRE MILIARI

PietraMiliare-302x302

Sulle vie pubbliche ad ogni miglio erano collocati, almeno dal III secolo a. C., cippi in pietra inscritti redatti con uno stile di abbreviazioni e sigle.con indicazione delle distanze progressive dal punto di partenza che in epoca repubblicana, nel corso delle strade che uscivano da Roma, era la porta nella cinta delle mura Serviane o il confine del Pomerio. Inoltre  riportavano il nome e le titolature del magistrato o dell’imperatore che aveva fatto costruire o restaurare .la strada, che in epoca repubblicana, nel corso delle strade che uscivano da Roma, era la porta nella cinta delle mura Serviane o il confine del Pomerio.
Questi cippi erano alti 2.50 m in altezza e 2 di circonferenza; generalmente erano in calcare o in marmo pregiato. Augusto, forse riprendendo una più antica tradizione, nel 20 a. C. Pose nel Foro un miliario rivestito di bronzo dorato, da cui il nome di miliarium aureum, che indicava le distanze da Roma delle principali città dell’impero.

E’ possibile osservare il tipico basolato, pavimentazione stradale in pietra vulcanica, in un ambiente sottostante la cattedrale , vicino alla chiesa di San Lorenzo oppure in corso Palladio all’interno del palazzo del Comune di Vicenza.

Link mappa del percorso da Piazza Matteotti alla Chiesa di San Lorenzo QUI

Link mappa del percorso dalla Basilica al Palazzo Comunale di Vicenza QUI

 

 

 

Il foro romano di Vicenza

In un interrato del Palazzo di rappresentanza del Comune, Palazzo Trissino, situato nel pieno centro della città, è conservato a vista un piccolo tratto del lastricato del Foro di Vicetia,nome con cui era chiamata all’epoca, individuato nel 1987.

foro romano senza scritta

Nella civiltà romana il foro era il punto d’incontro ufficiale dei cittadini di tutti i territori della Repubblica e poi dell’Impero. Il popolo romano si recava nel Foro per partecipare o assistere agli affari politici, amministrativi ed economici che riguardavano la comunità di cui facevano parte.

Nel 1998 è stata allestita una piccola area archeologica con apparato didattico che illustra non solo la tipologia del Foro, proponendone una ricostruzione grafica, ma anche i resti di una casa torre conservati nella stessa area archeologica ed attribuibili al XI – XII sec. d.C.

foro-romano6

Il palazzo venne edificato proprio sopra il foro nella seconda metà del Cinquecento dall’architetto Vincenzo Scamozzi per Galeazzo Trissino. Ospita la Sala degli Stucchi, la sala più grande e ornata del palazzo, caratterizzata da meravigliosi stucchi e affreschi; lo studio del sindaco, comunicante alla sala degli stucchi; la salapaklazzotrissinio della giunta comunale, ed è collegato alla Loggia del Capitaniato che ospita la sala del Consiglio Comunale. L’edificio è attualmente di proprietà del comune di Vicenza,dagli inizi del ‘900, quando venne ceduto dalla famiglia Trissino stessa.

Fonti: Archeoveneto.it / Wikipedia

LE TERME ROMANE

Le terme romane erano degli edifici pubblici che rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo. Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita o quasi.

Le terme erano un luogo di socializzazione, di relax e di sviluppo di attività vive per uomini e donne che, in spazi ed orari separati, facevano il bagno completamente nudi. Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo,soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città.

Le terme di Vicenza sorgevano lungo il limite meridionale del foro e ora coincidono con “Pizzeria Paradiso”, dove al piano interrato si trovano i resti. Attualmente, dove gli uomini d’affari fanno i loro meeting più importanti , un tempo erano le terme gli spazi che oltre a rilassarsi, si discuteva di politica, si prendevano decisioni importanti per il presente e per il futuro della città o dell’Impero.

Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all’interno una vasca di acqua fredda, la sala del frigidario, solitamente circolare e con copertura a cupola e acqua a temperatura bassa, seguita all’esterno dal calidario, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario.

La costruzione delle terme è contemporanea agli altri edifici pubblici della città e si colloca attorno alla prima metà del I secolo a.C.

download (1)

La Domus

La Domus era una tipologia di abitazione utilizzata nell’antica Roma.

La Domus era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla suburbana , che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli. La Domus era l’abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine fatiscenti.

La Domus si sviluppava in orizzontale ed era composta da molte stanze con funzioni diverse: l’ingresso bipartito tra la sala d’ingresso e l’ingresso stesso, da cui si accedeva alla stanza centrale. Essa dava la possibilità di accedere ad altre stanze. Le stanze da letto erano fornite di semplici letti in legno dove si poteva dormire , nella sala dei banchetti erano presenti tre letti tricliniari utilizzati per mangiare rimanendo sdraiati e prelevando il cibo dal tavolo centrale. C’erano alcuni ambienti laterali, come un locale adibito a solotto solitamente posto in fondo alla stanza centrale e infine una stanza con funzioni religiose. Il bagno era l’esatta copia delle terme, all’interno di esso vi erano infatti lo spogliatoio, la piscina dell’acqua calda, la piscina dell’acqua tiepida e la piscina dell’acqua fredda. In alcune ville di persone benestanti  cerano anche la biblioteca, un padiglione per intrattenere gli ospiti e una terrazza che poteva anche essere coperta. Nel retro della casa, all’aperto c’era il giardino/orto domestico. Le stanze che si affacciavano direttamente sulla strada potevano essere affittate per essere adibite a negozi o botteghe artigiane. Le stanze potevano essere pavimentate con tecniche speciali di diverso pregio: cocciopesto, piastrelle di terracotta, mosaici e preziosissimi pavimenti in marmo. Le pareti e a volte anche il soffitto erano decorati con affreschi.

Le Domus più prestigiose erano ancora più ampie ed erano composte di due parti principali: la prima che gravita attorno all’atrio, la seconda attorno al portico. Esse erano circondate da un grande giardino porticato su cui si affacciavano altre stanze, ornato solitamente da alberi da frutto, giochi d’acqua e piccole piscine. Le Domus romane erano dotate di finestre molto piccole per evitare che dall’esterno potessero entrare rumori o, peggio, i ladri. Per questo motivo l’illuminazione delle varie stanze era fornita dalla luce solare che entrava dal soffitto aperto dell’atrio e illuminava di riflesso le stanze ad esso adiacenti. Dal soffitto dell’atrio entrava, oltre che la luce anche l’acqua piovana che veniva raccolta in una vasca o cisterna quadrangolare al centro dell’atrio.

Le terme

La costruzione

La costruzione delle terme si colloca attorno al II secolo a. C.
Le terme erano degli edifici pubblici che rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo. Alle terme poteva avere accesso chiunque, anche la plebe, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita.

Funzioni degli stabilimenti

Le terme erano un luogo di socializzazione, di relax e di sviluppo di attività vive per uomini e donne che, in spazi e orari separati facevano il bagno completamente nudi. Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo, si diffusero anche dentro le città.

Costruzione interna

Lo sviluppo interno tipico delle terme era quello di una successione di stanze, la sala del frigidario, con all’interno una vasca di acqua fredda, seguita dal calidario, una stanza con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: le vasche per nuotare, l’apodyterium (lo spogliatoio), la sauna e la palestra.

Le terme a VicenzaBath-bagni-romani

Vicenza divenne municipio nel 49 a. C., era una città politicamente devota alla dinastia Giulio-Claudia, da questo ne trasse beneficio: infatti, venne arricchita oltre che con monumenti, edifici eccetera anche con le terme, le quali sono state rinvenute in Contrà Pescherie vecchie, dove è possibile visitare alcuni resti nel piano interrato della pizzeria “Paradiso”.

Palazzo Gualdo

Il Palazzo Gualdo, o meglio i Palazzi Gualdo, si trovano dove anticamente sorgeva il teatro romano di Vicenza, il quale fu eretto nella prima metà del I secolo d.C.

I conti Gualdo vi si stabilirono a partire dal 1453.

Una parte della struttura venne comprata dai Gulado per 1700 ducati, successivamente comprarono anche la restante parte per 1300 ducati

GUALDO QUADRATOL’interno dei palazzi conserva tutt’ora i resti del teatro romano e di precedenti costruzioni dell’età repubblicana.

Questi resti vennero visitati dal giovane Palladio nel 1500 d.C. che volle studiare le strutture romane per prenderne ispirazione.

In quel secolo soprattutto e nei seguenti, marmi e materiali del teatro, sono stati presi e usati per costruire palazzi e strutture di Vicenza. (vi sono negli esempi nella cattedrale di Vicenza).

Un cenno particolare merita almeno il Salone degli Imperatori (denominato anche di Carlo V), sala quadrata in ricordo della magnifica ospitalità data a suo tempo dai Gualdo all’imperatore Carlo V di Spagna, di passaggio a Vicenza.

Alle pareti, entro nicchie aperte, si trovano statue di eroi del mito greco, imperatori romani, cavalieri medioevali e sovrani orientali, nonchè notevoli affreschi posti alla sommità.

Il palazzo subì una ristrutturazione nel 1873 da parte del proprietario Riccardo Gualdo e, nel 1950 anno della sua morte il palazzo venne acquistato dall’ordine degli avvocati di Vicenza.

Fonti: wikipedia